Riflessioni

Il corteggiamento e altre leggende

corteggiament

Una sera d’estate mi sono soffermata a riflettere sul corteggiamento, sul significato etimologico della parola stessa, e su come esso sia cambiato nel corso del tempo.
Tanto per iniziare, credo che il termine stesso per me indica una serie di comportamenti che esseri di qualunque specie utilizzano per conquistare altri esseri. Sempre a parer mio, il significato potrebbe estendersi a molti livelli, come quello lavorativo, per esempio, laddove per un’azienda corteggiare un cliente significherebbe cercare di ottenerne la fiducia, affinchè il cliente scelga quell’azienda piuttosto che un’altra.
Ma mi limiterei a fare osservazioni e ragionamenti sul livello sentimentale, quello a cui il termine è, forse, maggiormente circoscritto.
In questo ambito si sa che in molte specie è usata da secoli questa tecnica. Consultando un comune dizionario, infatti, alla voce “corteggiamento” ho trovato ciò che ora cito: “In zoologia, l’insieme dei comportamenti ritualizzati consistenti spesso in danze ed esibizioni da parte del maschio di varie specie per rendersi accetto alla femmina nel periodo degli amori.” Oltre a questa, il dizionario mi ha dato anche una definizione ben più breve e concisa dell’atteggiamento umano relativo al termine: “Fare la corte a qualcuno, cercando di conquistarne l’attenzione e l’affetto con gentilezze, complimenti”.
Iniziamo dalla prima definizione, quella relativa al regno animale. Non sono una zoologa, né mi sono mai soffermata a spiare per ore e ore i tipici comportamenti degli animali in amore, ma devo ammettere che una sbirciatina all’atteggiamento dei volatili in primavera l’ho dato. E sono quasi sicura di aver visto nei piccioni maschi un atteggiamento tipico di chi tenta di utilizzare tutte le armi a sua disposizione per conquistare la sua preda: arruffare le penne, gonfiare il petto e zampettare in maniera impettita su e giù davanti alla prescelta.
Per farla breve, questi credo siano atteggiamenti che gli animali, ognuno alla sua maniera, usino da tantissimo tempo, oserei dire fin dalla loro creazione. Non credo, anche se non posso esserne sicura, che col tempo si siano stufati di utilizzarli perchè non raccoglievano il consenso sperato, o che abbiano cambiato l’ordine delle cose, decidendo che da quel momento in avanti sarebbero state le femmine a prendere l’iniziativa.
E qui arriviamo alla seconda definizione, quella relativa al genere umano: il dizionario mi ha dato una definizione che parla di complimenti, gentilezze, convincendomi (o almeno tentando di farlo) che il corteggiamento implichi almeno uno di queste due caratteristiche.
Complimenti e gentilezze.
Non so, credo che sarebbe interessante fare un’indagine al giorno d’oggi per cercare di capire quanto queste due caratteristiche vengano usate nel corteggiamento contemporaneo. O meglio, sarebbe interessante chiedersi se l’attitudine al corteggiare esista ancora o no.
Una mia piccola indagine però l’ho fatta, chiedendo a persone molto più adulte di me, persone che hanno vissuto la loro giovinezza quarant’anni fa. Ho notato che, pur avendo io chiesto pareri a molte persone diverse, ho ottenuto le stesse risposte da tutti. Tutte queste persone mi hanno pazientemente spiegato come un tempo fossero solo gli uomini a corteggiare. Gli uomini prendevano l’iniziativa, utilizzando le due caratteristiche prima indicate, e aspettando, pazientemente che la persona oggetto del loro corteggiamento li accettasse e volesse donargli ciò che, com’è da sempre, l’uomo desidera più di ogni altra cosa. Non parlo d’amore ovviamente, anche se devo dire che questi “uomini d’altri tempi” ai quali ho chiesto pareri sull’argomento hanno affermato, con mio stupore, che ottenere l’amore della ragazza da loro corteggiata non era certo un dispiacere, anzi.
Da allora sembra però che molte cose siano cambiate.
Ed ecco che, come tutte le specie sono portate ad evolversi per tentare di sopravvivere in un ambiente ostile, anche la specie umana ha dovuto dare un suo contributo per cercare di sopravvivere ad una situazione che è diventata sempre più spaventosa, anche se, probabilmente, l’unica cosa che davvero ha iniziato a spaventare l’uomo sono state le peggiori paure che si sono pian piano insidiate nel suo animo. Per esempio, la paura dell’essere rifiutato, del non essere mai abbastanza in un mondo in continua evoluzione, dove ciò che conta è apparire, mostrare ed essere mostrati.
La geniale creazione dei Social Network, poi, ha dato il suo contributo a far sì che il corteggiamento scomparisse quasi del tutto. A quanto pare al giorno d’oggi se si vuole conquistare una persona si pensa sia sufficiente mettere un “like” su Facebook, oppure riempire di cuori le foto del suo profilo Instagram.
Assieme alla voglia di apparire e di mostrarsi come un entità perfetta, dove i difetti non possono essere tollerati, è cresciuta nell’uomo la voglia di cercare altre entità perfette. Allo stesso modo, si è instaurato un meccanismo dove fossilizzare la propria attenzione su una persona che non concede subito ciò che l’uomo desidera è considerato uno spreco di tempo per l’uomo medio, che ormai può ottenere ciò che vuole facilmente e senza doversi sforzare troppo.
A questo punto ci avviciniamo al baratro dell’estistenzialismo umano: gli uomini smettono di cercare ciò che vogliono in una sola persona, e di conseguenza le donne cercano in tutti i modi di soddisfare i loro capricci per fare in modo che non se ne vadano.
Ma ora, ecco che la frittata è fatta.
Perciò, benvenuti nell’epoca contemporanea, dove ormai molti uomini hanno assunto quasi tutte le caratteristiche femminili (a parte le più dolorose, ovviamente, quali le mestruazioni e il parto): corteggiare non fa più per loro, ora sono loro a voler essere compiaciuti, corteggiati, amati senza mai essere disposti a concedere nulla in cambio. A quanto pare, hanno deciso di eliminare anche dal loro corpo qualunque tipo di mascolinità, recandosi volentieri dalle loro estetiste di fiducia.
E le donne… che dire? Insicure come solo noi riusciamo ad essere, ora la maggior parte di noi pretende di mostrarsi sempre forti, indipendenti, coscienti del fatto che qualunque tipo di debolezza sarebbe condannata dalla società (e dagi uomini). Alle sofferenze d’amore in cui le nostre madri si crogiolavano per ore, noi oggi preferiamo infinite ore in palestra, o dal parrucchiere, o in qualche negozio alla moda, con il risultato di far si che ogni ragazza sia molto simile in atteggiamenti, usi e costumi. Abbiamo pure finito con l’accettare il sesso occasionale come divertimento puro e semplice, dove non c’è più spazio per i dubbi o per le tipiche domande che (un tempo) le donne si ponevano il giorno dopo avvenuto il rapporto. Per esempio, domande tipo: “Gli sarò piaciuta?”, e un classico “Mi richiamerà mai?”.
Se vi rispecchiate nelle definizioni che io ho appena dato, non avete nulla di cui preoccuparvi: significa che vi siete perfettamente evoluti per poter sopravvivere alle esigenze di questa realtà ostile.
Ma se siete diversi, o per meglio dire, se in voi è rimasta ancora una scintilla degli antichi valori e di quegli atteggiamenti tipici dei tempi che furono, allora sarà meglio che iniziate a preoccuparvi sul serio, perchè sopravvivere come vincitori per voi non sarà così semplice.
Esattamente come non lo è per me. Ma su questo ci sto lavorando.

Martina Vaggi

Riflessioni

Benvenuti nel mio mondo

Ho iniziato presto a coltivare la passione per la scrittura.

Non ricordo esattamente quanti anni avessi, forse dodici o tredici.  Ricordo solo che allora così come oggi, ho sempre trovato difficoltà nell’esprimere a voce certe cose, soprattutto le emozioni. Ma la stessa difficoltà non la incontravo nello scriverle.

Scrivere per me ha sempre dato un senso a ogni momento di gioia, ma soprattutto di tristezza.

Scrivere per me significa riuscire a trasmettere le mie emozioni, fare in modo che chi legge riesca a percepire una parte di me.

Questo è ciò che spero di riuscire a fare. 

Martina Vaggi