Riflessioni

Qualcosa di straordinario

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Pensavo solo che è da tanto tempo che non ti vedo così felice”, pronuncio queste parole ancor prima di finire di pensarle. Mi ritrovo in un pub con una mia amica e lei ha appena finito di raccontarmi di questi mesi di frequentazione con un ragazzo che le piace molto.
Buffo come le persone possano cambiare: fino a poco tempo fa non mi sarei mai lanciata in una dichiarazione simile, probabilmente perché avevo la tendenza a nascondere qualunque tipo di dolcezza che mi facesse sentire debole.
Ma quando si tratta di persone che conosco, è inevitabile che la loro felicità coincida anche con la mia.
E in questo mondo così freddo è bello riscoprire, anche attraverso le storie degli altri, un sentimento capace di farti brillare gli occhi nel modo in cui stava capitando a lei.
Abituate come siamo alle storie senza lieto fine, dove la brava ragazza viene conquistata dal ragazzo sbagliato e finisce spesso in lacrime tra le braccia del ragazzo giusto (che si accontenta anche solo di consolarla) ci siamo anche davvero abituate a credere che le vie dell’amore siano del tutto finite?
Quella sera io mi sono accorta di quanto ci sia del bello nel vedere che qualcosa di meraviglioso, alle volte, può anche capitare a persone altrettanto meravigliose che hanno aspettato così tanto per questo momento.
Forse abbiamo tutti bisogno di credere nell’esistenza (mitologica?) di altre persone meravigliose: è questo che ci porta a sperare in continuazione che, qualche volta, qualcosa di bello possa capitare anche a noi.
Perché ogni persona ordinaria ha bisogno, in fondo, di ricevere qualcosa di straordinario.

Martina Vaggi

Riflessioni

La ricerca della serenità

 

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C’è un’enorme quantità di amore in questa stanza”, questo il commento di Carrie Bradshaw, quando nel film Sex & The City si ritrova seduta a cena con Miranda in un ristorante interamente addobbato a San Valentino con cuoricini e coriandoli rosa.
Nella ricorrenza di San Valentino di quest’anno mi ero ripromessa di non scrivere nulla perché sapevo che, agli occhi spensierati di qualche innamorata di turno, sarebbe risultato il solito commento cinico sull’amore ad opera di una giovane zitella.
Ma, almeno nella giornata di oggi, quella dedicata ai single, non ho voluto auto-censurarmi.
E dunque… parlerò anche io d’amore? No.
O meglio, non direttamente.
Della ricerca dell’amore io so per certo due cose: che esiste e che ognuno di noi (per quanto sia riluttante ad ammetterlo), continuerà a cercarlo per il resto dei suoi giorni, per arrivare a sentirsi completo e sereno.
Dell’amore io so che è un sentimento molto bello nel quale è giusto crederci: ciò in cui non credo più molto da parecchio tempo, purtroppo, sono le persone.
Quell’intricato agglomerato di corpo, mente e istinti primordiali che muovono i loro passi attorno a tutti noi: per quanto mi riguarda, le persone possono essere lo spettacolo più bello da vedere e da vivere… o il peggiore.
Ma in questo circolo di continua ricerca dell’anima gemella io mi ritrovo sempre di più a cercare me stessa: ogni giorno ricerco e trovo i miei limiti e, in quelli, la voglia sempre più prepotente di superarli.
Ricercare la propria serenità per me significa ricercare i propri obbiettivi, ossia trovare quei motivi che ti spingono a mettere i piedi fuori dal letto la mattina: quelle aspirazioni, quei traguardi che ti permettono di guardarti allo specchio e pensare di essere fiera di quella persona che ti restituisce lo sguardo.
Credo di aver finalmente capito che senza un’adeguata serenità interiore non è possibile stabilire un rapporto con un’altra persona che non sia te stessa, ed è su questo che ognuno di noi dovrebbe puntare: sulla ricerca della propria serenità.
Ogni giorno affrontiamo questa vita lasciati soli a noi stessi, con le nostre preoccupazioni, obbiettivi, gioie e dolori: e quindi quale proposito sarebbe più valido se non quello di capire prima di tutto chi siamo e cosa vogliamo noi davvero?
Per quanto sia egoistico da pensare e da affermare, se la vita è una e siamo noi a vivere la nostra, non è meglio prima pensare a se stessi e a raggiungere i propri obbiettivi?
E saranno anche concetti banali e già risentiti mille volte, ma questo li rende forse meno veritieri?

Per quanto riguarda le persone, invece… Come ho detto prima, alcune di loro potrebbero essere lo spettacolo migliore da vedere e da vivere.
La mia fortuna è stata quella di avere delle persone splendide già nella mia famiglia, e di averne trovate molte anche al di fuori: e nessuna ricerca personale della serenità è completa senza la presenza di qualche persona fantastica nella propria vita.
Credo nell’esistenza delle anime gemelle: e ci credo perché io sono stata così fortunata da averne trovate almeno sette.

Martina Vaggi

Riflessioni

La giornata delle maschere

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“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita
incontrerai tante maschere e pochi volti.”

Luigi Pirandello

Il Carnevale, ossia quella festa dove “ogni scherzo vale” è sempre stata la mia preferita.
La giornata dove ognuno può travestirsi, indossare maschere e costumi, dotato di una buona dose di auto ironia e di semplice voglia di festeggiare un giorno diverso da tutti gli altri.
La mia simpatia per questa festa risiede proprio in quel concetto di non prendersi molto sul serio, concetto che questa festa fa suo, legittimando socialmente ogni lato pazzerello e spensierato di ognuno di noi.
Ricordo ancora quando da piccola trascorrevo il Carnevale a qualche festa, in cui partecipavano anche i genitori: e noi, bambini, travestiti da Sailor Moon, Ape Maia o Power Rangers, eravamo felici anche solo di poter lanciare qualche coriandolo per aria.
Beh, ora i coriandoli non li uso più, i costumi ancora mi piacciono molto, ma le maschere… Quelle sì che sono di gran moda! E non solo a Carnevale…
Oramai, infatti, le persone sembrano così abituate all’uso delle maschere che sembra sia Carnevale tutto l’anno: e la cosa un po’, ironicamente, mi spiace, perché questo toglie quel retrogusto auto ironico e unico che è proprio di questa bellissima festa.
Ci siamo, forse, fatti prendere un po’ troppo la mano da quella tendenza di volerci mostrare per quello che non siamo, o per quello che dobbiamo essere: in questo modo rimane abbastanza difficile, al giorno d’oggi, distinguere i veri volti celati dietro a tutte quelle false maschere.
Ma il buon vecchio Pirandello questo lo aveva visto anni luce prima di me, come si può vedere dalla citazione in cima.
Il concetto del “Non prendersi sul serio”, comunque, rimane sempre valido a chiunque lo voglia accogliere: non che l’uso delle “maschere” (metaforicamente parlando) debba essere proibito, ma sicuramente mostrare qualche volto ogni tanto (sopratutto quando è cortesemente richiesto) non farebbe male.

Martina Vaggi