Quando sei nell’età adolescenziale solitamente sei talmente spensierata da viverti la vita così come viene e accogli tutto ciò che ti capita, bello o brutto che sia: è solo nei ritagli di tempo in cui non sei impegnata a combinare qualche danno, che ti ritrovi a fantasticare su come sarà il tuo futuro. Un futuro che spesso immagini molto più radioso e fantastico di come sarà in realtà.
Ma sono gli anni a venire a rappresentare un vero e proprio mutamento. Quando arrivi ai vent’anni, infatti, inizi a renderti conto di quanto il futuro stia diventando sempre più presente: un presente che non è così roseo come te lo spettavi, e con il quale non sempre vuoi avere a che fare. Ma prendi ancora tutto ciò che la vita ti offre, spesso anche quello che capita, e ben poche volte ti fermi a chiederti cosa sia giusto per te.
Quando tocchi la soglia dei venticinque anni, poi, inizi a sentire con mano quanto il futuro sia davvero arrivato. Sono anni di cambiamento per tutti: c’è chi già si sposa e decide che è l’ora giusta per metter su famiglia, chi invece sta ancora studiando e non ha idea di come farà per trovarsi un lavoro, e poi c’è chi si sente perso, sperduto in un limbo tra ciò che è giusto fare e ciò che si dovrebbe fare. Molte cose ora ti appaiono diverse da come potevano apparirti a vent’anni. Tutto è destinato a cambiare, a volte anche a distanza di mesi: rapporti umani, relazioni sentimentali, vestiario, lavoro…
E in un mondo in continuo mutamento, il fattore “tempo” inizia ad essere sempre più presente nella tua vita: prima pensavi di averne così tanto per realizzare tutto ciò che volevi, ma adesso? Adesso credi ancora che il tempo stia ai tuoi comodi? O forse sei tu a dover correre per tenere il suo passo?
Il tempo: qualcosa di talmente sfuggente e vacuo, capace di rendere il passato subito presente, e di trasformare il presente in un immediato futuro.
E così avviene che inizi a dare importanza a certi momenti, in quanto pensi che potrebbero anche non ripetersi più: e inizi a capire con chi hai voglia di spendere il tuo tempo e con chi, invece, non vuoi più sprecarlo. Succede lo stesso quando si tratta di relazioni: in un mondo in continuo movimento e mutamento, dove ciò che più conta è trovare un modo per lavorare, produrre e guadagnare, capisci quanto anche le relazioni umane abbiano un loro prezzo sul mercato di anime che popola il mondo.
Venticinque anni è quell’età di mezzo dove vorresti davvero rischiare, ma in qualche modo gli errori commessi in passato ti bloccano dal farlo: c’è la voglia di tentare nuovi approcci che soppiantino i primi, fallimentari, ma il coraggio spesso viene a mancare. E in questo nuovo schema già di per sè contorto, c’è un nuovo elemento a farti compagnia: la paura. Il terribile fattore paura, che si insinua con l’avanzare dell’età e si manifesta con la più comune e diffusa sensazione: quella che si ha quando ci si vuole buttare disperatamente in qualcosa ma ci si sente ancorati al suolo, immobili.
Questo è il termine che userei per definire questa età, la mia: avere venticinque anni e scoprirsi immobili. Immobili in un mondo che cambia. Immobili quando tutto attorno a noi ci sta urlando che è necessario muoversi.
E se scoprire, finalmente, cosa è meglio per noi e cosa davvero vogliamo può rappresentare un grande traguardo, è anche vero che questo può rappresentare un grande limite. Un limite che ti porta ad essere sempre più selettiva verso le persone e a restringere il campo dei rapporti, specialmente quelli sentimentali.
Ma diventare selettivi, per quanto in certe circostanze diventi necessario, ha un suo prezzo… Un prezzo che, nel panorama sentimentale, prende il nome di solitudine.
Martina Vaggi
Ciao Martina. Io sono un tuo lettore. Da diversi mesi seguo i tuoi articoli e finalmente mi sono deciso a scrivere un commento, così come da tempo mi ero ripromesso . Premetto innanzitutto che queste mie riflessioni non sono specificamente relative questo tuo articolo in particolare, ma rappresentano di per sé la risposta a quelli che sono un po’ tutti i temi che hai trattato in questo blog o perlomeno i più salienti. Scelgo di collocarlo al di sotto di questo perché è uno dei miei preferiti tra tutti. Per prima cosa ti faccio i miei complimenti per la tua scelta di pubblicare questo blog: cosa c’è di più bello, di più tenero e di più toccante del fatto di poter conoscere il cuore e la mente di una ragazza giovane attraverso le righe scritte di suo stesso pugno? Cosa c’è di più interessante di una persona che decide di farsi conoscere scrivendo e parlando di sé e delle proprie emozioni? E’ un’attività che dovrebbero intraprendere in molti, ma sarai d’accordo con me quando dico che quest’epoca sembra aver preso una direzione opposta a questo bellissimo modo di esternarsi. Da quello che leggo e se mi sono fatto un’idea corretta di te, posso affermare con una certa sicurezza che devi essere una persona più unica che rara: tutta di un pezzo e senza identità nascoste: una persona che dà tutta se stessa per gli amici e per coloro che ama, una ragazza per certi versi fragile, ma con una corazza di durezza e di atteggiamenti di resistenza costruita appositamente per mascherare la propria sensibilità, quasi col timore del fatto che mostrare la propria dolcezza equivalga a mostrarsi deboli e vulnerabili. A proposito, sbaglio o vedi l’altro sesso come una sorta di avversario da fronteggiare? Un avversario a cui tenere testa e dal quale probabilmente vuoi farti tenere testa a tua volta? Ho letto inoltre che il fatto di essere single da tempo ti ha reso un po’ cinica. Ma sei sicura che nel tuo caso, il fatto di essere single rappresenti una “capitis deminutio”? Allora Martina, andiamo per gradi: innanzitutto devi sapere che molte coppie sono composte da persone che stanno assieme per abitudine o per incapacità di saper vivere senza un partner: è veramente solo chi non basta a se stesso, non chi non ha un fidanzato o una fidanzata. C’è chi ha un partner da sempre, dall’adolescenza e magari questa cosa non è poi così costruttiva, perché finita la storia, la persona non saprà più come gestire la propria vita e rimarrà un individuo a metà. C’è chi ha una relazione per dipendenza morbosa e psicologica da un “partner” fedifrago e approfittatore: potrà mai essere felice? C’è chi si fidanza -magari dopo varie storie finite male- con un vecchio amico di infanzia che conosce da tantissimi anni: non mi si dica che questo è amore! L’amore lo si riconosce presto e non dopo 10 o 15 anni. Questo è un accomodamento ed ha il valore di una minestra riscaldata. Non può funzionare! E se funziona sarò per abitudine di uno e per zerbinismo perenne dell’altro, che tristezza! C’è poi chi si fidanza perché essere single è “da sfigati” e accontentandosi di così di chi trova finisce per sposarsi solo perché è arrivata l’età per farlo e diventa un obbligo “tenere il passo” alle amiche che hanno già raggiunto questo traguardo: ed ecco che un matrimonio che è la conseguenza di un semplice entusiasmo iniziale si sfascia subito. C’è poi chi si fidanza per avere dei figli a tutti i costi e mette l’istinto materno in posizione antecedente rispetto all’amore di coppia: quest’abitudine è prettamente femminile e conduce la donna a ritrovarsi in una triste situazione di necessità da “accoppiamento a tutti i costi” per scopi riproduttivi, vedendo l’uomo come un fecondatore. Ecco io queste situazioni sono venuto a conoscerle tutte e per fortuna non tutte in maniera diretta. Come avrai capito non sono il tipo da fidanzarsi tanto per. Ovviamente c’è chi si fidanza per amore: qui non servono commenti: complicità, intesa, affetto, un desiderio di donare se stessi che diventa più forte del desiderio di ricevere …. Questo è l’unica fidanzamento da vivere! Ah, dimenticavo! C’’è poi un ulteriore categoria… di persone più che di coppie… ecco mi riferisco a quelli troppo intelligenti, troppo profondi, troppo abituati a pensare, specialmente prima di fare, quelli abituati a leggere, a guardarsi attorno, riflettere e imparare a conoscere se stessi e gli altri per arrivare a capire che cosa siamo in grado di dare e che cosa vogliamo ricevere. Queste persone spesso sono single: sono quelli come te Martina (…. E perché no? Anche come me!!!). Ma che vogliamo farci? Stare con persone come noi a quanto pare spaventa, ma questo non deve preoccuparci, non è un nostro problema: noi siamo ciò che siamo e dobbiamo piacerci così, la persona giusta per noi ci riconoscerà come noi riconosceremo lei. La persona giusta apprezzerà tutto di noi e non trasformerà mai i nostri pregi in difetti usandoli come pretesto per allontanarci. Ma ora spostiamo l’attenzione su altre tematiche dei tuoi articoli: ho provato sincera commozione nel leggere quello in cui parli dei pregiudizi e dell’inferno che hai vissuto a causa di persone che non dovrebbero avere neppure il diritto di aprire la bocca …. Ma a questo punto ti chiedo: hai pensato al perché di questi pregiudizi?? Forse erano troppe le persone che ti vogliono bene e questi soggetti che ti criticavano magari non avevano le stesse valide amicizie che hai tu? Poteva essere invidia? Forse per i loro gusti i tuoi occhi erano troppo limpidi, le tue ciglia troppo lunghe per sembrare vere, i tuoi zigomi troppo ben disegnati per accettare che tu li avessi così e loro no (c’è chi ricorre alla chirurgia estetica per averli come i tuoi). Forse le tue labbra erano troppo belle e carnose per i loro gusti? Sai, la perfezione di un dettaglio genera sempre molte critiche. E forse i tuoi capelli erano troppo luminosi e morbidi? Perché vedi, alla base di una critica gratuita, specialmente tra donne, spesso i motivi sono semplicemente questi, o se non questi sono altri, ma pur sempre molto simili a questi. Martina, fin da allora le loro parole dovevano solo scivolarti addosso, non sono persone che meritano che tu soffra a causa loro. Hai parlato poi del tuo sorriso dicendo che è il frutto della maschera che indossi, la maschera che ride: ti contesto invece che sono poche le persone che sanno sorridere come te… in maniera così sincera. Ho letto la lettere dedicata a tua nonna e a costo di farci la figura del mollaccione, ti confesso che mi sono scese le lacrime. Guardando la foto mi è venuta voglia di entrarci dentro per abbracciarvi entrambe! In ogni caso quella stupenda bambolina che tiene in braccio la tua nonna vive ancora oggi nei tratti del tuo viso. Ora devo lasciarti, ma ti prometto che se avrai piacere commenterò ancora, anche perché volevo passare in rassegna altre ulteriori tematiche che mi hanno colpito. P.S. Non sentirti mai sola, gioia!!! MAIII!!! NON LO SEI!!!! E soprattutto…. Non cominciare già a sentirti vecchia!!! E’ il troppo tempo che passi a riflettere su ciò che vorresti dalla vita che ti fa sentire così! Tra un po’ di anni ti accorgerai di quanto eri giovane oggi e di quale migliore sapore potrebbero avere questi anni se solo tu riuscissi a viverli con uno spirito diverso! Lo spirito della persona vincente, quale tu sei! Un abbraccio Martina!
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Ciao Giorgio. Prima di tutto volevo ringraziarti molto per aver speso qualche minuto della tua vita per lasciarmi questo bellissimo commento, pieno di spunti di riflessione. Sono molto contenta che tu leggi e apprezzi i miei articoli, e ancor di più sono contenta che tu abbia voglia di commentarli e inserirvi la tua opinione personale. Uno dei motivi per i quali adoro occuparmi del mio blog è proprio questo: sentire opinioni anche diverse dalle mie, concordi con quanto io ho scritto, o, anche, critiche. Mi fa piacere che tra le mie righe tu abbia visto e capito di me ció che hai scritto prima, e in parte ti posso dire sinceramente che ci hai visto giusto: io sono quello che trapela tra le righe di ogni mio articolo, ma sono anche tanto altro. Un “altro” che comprende difetti ed errori. Spero che continuerai a seguirmi e che commenterai altri articoli inserendovi la tua opinione più sincera! Grazie 😊
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Sono lieto che hai apprezzato il mio commento. Certamente avrò modo di lasciare altri commenti sul tuo blog, tutto quello che ti chiedo fin da ora è questo: quando sarai diventata una scrittrice e pubblicherai il tuo primo libro, una copia autografata dovrai conservarla per me 🙂
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Purtroppo non ho molte speranze di diventare una scrittrice, ma se in un bellissimo mondo parallelo, dove i sogni si avverano, dovesse succedere, non mancherò di certo 🙂 Ancora grazie Giorgio!
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Su dai, che pessimismo cosmico (per usare una tua espressione)… Non sono i mondi che fanno avverare i sogni ma le persone che lavorano sodo per farli avverarare! Ciò che vedi come fattibile nella tua mente puoi farlo anche nella realtà! Io ho fatto così! Ti racconterò se vorrai! E vedrai che lo farai anche tu. Non mi nasconderò dietro alle frasi fatte del tipo “volere è potere”, ma ti parlerò di come a volte la tenacia può ribaltare la vita di una persona. Non ho molti anni più di te, ma ricordo che quando avevo la tua età non riuscivo a condividere studio, sport e attività parallele impegnative …. eppure ho tagliato i miei traguardi! A maggior ragione dovresti farcela tu che riesci a dedicarti a tante cose contemporaneamente! Se nella tua mente però ti prefiguri “l’immobilità” o l’impossibilità di realizzare i tuoi sogni per colpa di un mondo che non lo consente allora stai pur certa che non realizzerai mai i tuoi obbiettivi…. Non sei tu a dire che la serenità interiore dipende dal raggiungimento dei propri obiettivi? E allora forza! Sono sicuro che le persone che credono in te sono tante… segui il loro esempio e credi anche tu in te stessa! La fiducia degli altri serve a poco se non c’è anche una forte autostima! E smetti di pensare che non sei all’altezza della vita che conduci. Riflettici bene e capirai una cosa: che in fondo tu sai che non è così!!! Forza Martina! E’ tutto nelle tue mani, credimi!
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