Riflessioni

La tua strada: imparare ad osservare il bicchiere mezzo pieno

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“Ehi, tutti vogliono una scorciatoia nella vita, il mio libro guida è molto semplice:
vuoi perdere peso? Piantala di mangiare, ciccione!
Vuoi fare più soldi? Mettiti a lavorare anche di notte!
Vuoi essere felice? Trova qualcuno da amare e non lasciarlo andare.”
Dal film “Amici di letto”

Come si fa a percepire il cambiamento? Come ci si può rendere conto che una situazione sta cambiando mentre la stiamo ancora vivendo?
E’ da molto che mi sto interrogando su queste questioni. Questioni che trovo piuttosto attuali, soprattutto per chi, come me, desidera da molto tempo cambiare qualcosa nella propria vita, o forse anche più di qualcosa.
Quanto tempo spendiamo a immaginare di vivere una realtà diversa da quella in cui viviamo? Quanto tempo sprechiamo ripetendoci che un giorno cambieremo e quanto, invece, facciamo quotidianamente per cambiare davvero ciò che non ci piace della nostra vita?
Per come la vedo io, il cambiamento parte dalla testa, dal nostro modo di pensare e di vedere le cose. E vedere le cose sempre da un punto di vista pessimistico non farà altro che buttarci giù anche quando tutto fila per il verso giusto. Quanto spesso accade che permettiamo all’unica cose che non abbiamo (o non possiamo avere) di impedirci di vedere tutto ciò che invece, fortunatamente, possediamo? Ma se ci fosse davvero una scorciatoia, e questa risiedesse solo nell’abituarci a guardare il bicchiere mezzo pieno, invece che vuoto? Che piega potrebbe prendere la nostra vita? Forse, migliore.
Daltronde, spesso e volentieri gli inconvenienti succedono: a volte capita di non ottenere ciò che vuoi o che pensi di meritare. Può succedere così di studiare molto ma di non riuscire a passare un esame, o di dare tutta te stessa in una relazione per essere poi scaricata su due piedi. Può succedere.
Ma se riuscissimo a passare oltre e a liquidare tutto ciò che di negativo ci capita con un semplice “Succede”, questo non ci permetterebbe forse di concentrarci meglio sulla nostra strada?
La nostra strada, o, come amo chiamarlo io, il classico detto “Fai il tuo”, è l’unica cosa che riesce spesso a tenermi ancorata alla realtà, tutte le volte (e sono molte) in cui tendo a smarrire la strada. Riuscire ad alzarsi al mattino con uno scopo e portarlo avanti con costanza, giorno per giorno, è l’unica cosa che può rendere possibile il cambiamento. Stare ore a pensare a quello che dovremmo fare, invece, non può che portare ad ansie continue, oltre a non risolvere proprio nulla.
Il cambiamento, in fondo, non è altro che qualcosa che avviene esattamente mentre ti stai impegnando ad andare avanti con la tua vita. E’ lì che le cose cambiano, ed è in quel momento che riesci a vederle sottto una diversa prospettiva. Quando invece di chiederti “Perché capita sempre a me?”, inizi a pensare “E’ successo: ora voltiamo pagina e ricominciamo”, significa che ti stai ponendo le domande giuste. Questo avviene anche perché di quei problemi non non ne stai facendo un’ossessione.
Il cambiamentoche avviene quando riesci ad andare avanti con la tua vita, senza farti troppe domande inutili. E’ un po’ come innamorarsi: succede quando meno te lo aspetti, quando hai definitivamente perso le speranze.
Ma spesso noi creiamo ansie e aspettative perpetue sul nostro futuro e su un possibile cambiamento. Pensiamo sempre di avere infinite possibilità, infinite occasioni. Cresciamo e continuiamo a ripeterci che cambieremo, che “un giorno” diventeremo persone migliori e che tutto si sistemerá. Ma se non fosse davvero così? Se ci inpegnassimo davvero nel costruire un presente, avremmo davvero bisogno di credere così tanto in un futuro ancora lontano? Continuando a ripeterci che “Il meglio deve ancora venire”, non sarà che in fondo ci stiamo perdendo tutto ciò che di bello il presente ci sta offrendo, senza neanche rendercene conto?
Perché aspettare di essere migliori, di innamorarci, di impegnarci davvero in ciò che ci piace, di fare quel passo, con il rischio che sia quello giusto?
Perché aspettare?
Non aspettare, vivi la vita oggi. Vivila senza pensare troppo, perché tutto ciò che è destinato ad accadere, accadrà: è la tua strada e, in fondo, ognuno di noi sa di averne una. Proprio come quel bicchiere posato lì sul tavolo: ognuno di noi ne ha uno, sta solo a noi scegliere se vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto. Certo, io preferirei vederlo mezzo pieno di Prosecco, ma, in fondo, a chi importa?

Martina Vaggi

Riflessioni

Venticinque anni: tra matrimoni e altre realtà

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Siamo circondate da matrimoni e bambini“: iniziò così una non comune serata per alcune comuni venticinquenni. Io e alcune mie amiche eravamo andate ad una festa di un’altra nostra cara amica per festeggiarne il compleanno e ben presto ci siamo trovate a fare i conti con una realtà che io trovavo difficile da accettare, almeno prima di aver buttato giù qualche bicchiere di vino.
Una realtà, composta da mie amiche/conoscenti coetanee, che prende il nome di “Siamo già conviventi e/o già spostae e/o già con figli e ne siamo molto felici”.
In un baleno mi sono trovata accanto a persone così vicine a me anagraficamente ma così più adulte in fatto di scelte, che mi resi subito conto che la festa si era trasformata in un’anteprima della vita che non ero ancora pronta a prendere in considerazione.
Esaminavo questo mondo, così sconosciuto e lontano da me, e provavo sconcerto e allo stesso tempo un senso di strana felicità nel vedere quanto persone così giovani fossero contente e felici di aver scelto di farsi carico di responsabilità che per me apparivano (e appaiono, tutt’oggi) ancora troppo grandi da digerire.
Non so esattamente quando sia successo che i venticinquenni abbiano sentito già il bisogno di intraprendere questa vita: probabilmente tutto questo è accaduto mentre ero troppo presa tra esami all’università da una parte, e serate con le amiche in discoteca dall’altra. O forse, semplicemente, questa era una realtà già ben radicata prima e io ancora non ci avevo fatto caso?
Non saprei, ma fatto sta che, nel momento in cui mi resi conto dell’esistenza di questo mondo, iniziai a vedere situazioni di questo tipo ovunque. A riconferma di tutto questo, aggiungo le frequenti conversazioni che mi sono trovata ad affrontare con amici e conoscenti, conversazioni che di solito iniziavano con una frase ad effetto del tipo: “E’ incredibile ma si stanno sposando proprio tutti“, e finivano con una’altra, ancora più sconcertante: “E proprio le persone più insospettabili, poi!
Insomma: non fai in tempo a convincerti che puoi considerarsi “salva” da questo mondo, (almeno fino ai 30 anni di età), che ti ritrovi a ruzzolare nella tana del Bianconiglio sotto forma di una spaesata Alice nel paese degli “E vissero per sempre felici e contenti”.
Ma, nonostante sia una scelta che io trovo troppo prematura per la mia età, è innegabile affermare quanto necessiti sicuramente di una grossa dose di maturità e di coraggio. Un coraggio e una maturità che non credo di poter prendere in considerazione… almeno fin dopo i 30 anni di età. Ma, arrivati a questo punto, chi può dirlo con certezza?

Martina Vaggi