“Se solo potessimo essere di nuovo estranei.” E’ stato amore a prima vista con questa frase.
Sono andata al cinema in questi giorni a vedere “Collateral Beauty” e quel film mi ha colpito molto di più di quanto pensassi.
Tra le varie scene toccanti, ce n’è stata una in particolare che mi ha fatto riflettere: in una scena Will Smith e Naomie Harris (che nel film sono marito e moglie) stanno parlando in strada, quando lei mostra a lui una lettera. Quella lettera, che conteneva solo la frase “Se solo potessimo essere di nuovo estranei” era stato lui a consegnargliela tempo prima, dopo la morte della figlia. Con questa frase le chiedeva di tornare ad essere estranei perché non riusciva a portare avanti il loro rapporto dopo la tragedia subìta. Lei lo aveva assecondato per tutto l’amore che ancora provava per lui.
Il film, che io consiglio a tutti di vedere, induce in ogni sequenza narrativa a ripetute riflessioni sulla vita e sulla morte. Tratta di tragedie che colpiscono le vite dei protagonisti e li portano a cambiare.
Che le tragedie inducano a riflettere e a ridimensionare la propria vita, non è certo una novità e non accade solo nei film.
A volte la vita ti spiazza anche nella realtà. E quando questo succede, è inevitabile il cambiamento. Così diventa inevitabile, prima o poi, soffrire per la morte di qualcuno e pensare che non vorresti mai più sentire il dolore che provi in quel momento.
E può succederti di uscire dalla porta d’ingresso di un ospedale e annullare completamente ogni stupido problema che ti affligge ogni giorno una volta che hai visto con chiarezza quale sia la reale sofferenza. E in quei momenti, che magari sono ore o giorni o settimane, riesci a vedere chiaramente la differenza tra i problemi che tu vuoi vedere ogni giorno e quelli che ti colpiscono alle spalle senza un motivo o un perché.
Così, doversi svegliare alle 7.00 per preparare un esame non rappresenta più un problema, ma diventa una corsa verso un tuo obbiettivo.
Il ragazzo che ti ha lasciato per un’altra non diventa più un problema su cui soffermarsi ma un semplice e banale incidente di percorso.
E dove fare un lavoro che non ti piace per sopravvivere può assumere il significato del “Non mi lamento” o “Ci sono problemi peggiori.”
Questo non perché sia una frase di circostanza, ma perché veramente esistono problemi peggiori. Solo che non te ne rendi conto fino a quando non li vedi.
Nulla di tutto questo ha più il benchè minimo valore di fronte al valore della vita e della morte. Per tutti questi problemi c’è una soluzione, laddove per la malattia non sempre c’è e per la morte, neppure.
A quel punto il futuro diventa presente: tutti i “Lo faccio dopo” diventano “Adesso”, e tutta la rabbia che provavi per quella persona che ti aveva ferito, diventa perdono.
Forse abbiamo bisogno che le tragedie ci piombino addosso per vedere la realtà come davvero è, senza alcun filtro: cruda, veloce, spietata e magnifica.
Forse solo queste situazioni sanno tirare fuori il meglio di noi. Facendoci agire per il bene di qualcun altro, facendoci sorridere quando anche quella persona sorride, soprattutto se sei tu ad aver scatenato quel sorriso.
Perché quando fai qualcosa di grande per una persona che ne ha bisogno, quel momento rimane impresso nella tua mente per tutta la vita.
“Se solo potessimo essere di nuovo estranei” è una frase che per me signofica prima di tutto tornare estranea con te stessa. Per cancellare la lavagna dei tuoi problemi e sostituirla con quello che la vita ti concede ogni giorno. Poter ricominciare ogni giorno da capo, spogliandoti dei tuoi errori, voltando veramente pagina e vivendo con più serenità.
Quanto sarebbe migliore la nostra vita se potessimo liberarci del peso di tutti quei momenti in cui non siamo stati accettati o amati, o di tutte quelle occasioni sprecate, di tutte quelle critiche che ci sono piovute addosso senza che ne avessimo realmente colpa?
E riuscire a guardare come un estraneo qualcuno che un tempo avevi conosciuto e frequentato significherebbe forse tornare a vedere quella persona con gli stessi occhi con cui l’hai vista la prima volta. Come uno sconosciuto a cui hai sorriso senza sapere il perché. E dimenticare il rancore, o magari la rabbia che ha trasformato quel rapporto fino a renderlo tossico.
Perdonare gli errori degli altri non è così sbagliato se fa sentire bene te stessa.
Forse perché per essere delle persone migliori non abbiamo tanto bisogno di cambiare noi stesso, quanto di trovare il nostro personale modo di vedere le cose.
Di vivere il mondo con più serenità, prima che il tempo, la fretta e la routine ci inghiottano in quel tunnel di rabbia che non proviamo tanto per gli altri quanto più per noi stessi.
Martina Vaggi
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Photo Credit: Maryse Alberti