Crescita personale

5 principi della Legge di attrazione che migliorano la tua vita

Quanto tempo ci vuole affinché la nostra mente trasformi un’azione in abitudine?
Quanto impegno ci vuole nel mantenerla?

La Legge di attrazione: cambiare le abitudini malsane, a partire dai nostri pensieri

Secondo una ricerca, condotta dalla University College di Londra, è stato scoperto che ci vogliono in media sessantasei giorni per trasformare un’azione in abitudine.

Dunque, se dovessimo pensare un attimo a quali siano le abitudini malsane per la nostra vita, quale sarebbe la prima che vi verrebbe in mente?

Legge di attrazione

Questa è la abitudine malsana prima che verrebbe in mente a me: il fumo, la sigaretta.

Se dovessi fare una lista delle abitudini malsane più comuni, nella mia ci sarebbero: fumare, mangiare male, non fare attività fisica, bere troppo…

Anche voi avete pensato alle stesse cose?

Non so se ci avete fatto caso, ma quando si parla di abitudini, ci riferiamo sempre ad abitudini che riguardano il fisico o comunque azioni che riguardano l’esterno.

Avete mai sentito qualcuno indicare come abitudine malsana il pensare troppo? O l'alimentare pensieri negativi?

Io no.

Probabilmente noi attribuiamo la soluzione ai nostri problemi o alle nostre abitudini malsane all’esterno di noi, perché sembra che la soluzione venga da li.
Per questo, se vogliamo smettere di fumare pensiamo: “Che ci vuole? Basta buttare via il pacchetto!” oppure “Basta non accendere la sigaretta e non fumarla.

Così, rispettiamo questo mantra per qualche settimana, per un mese, magari.
Poi, inevitabilmente, torna a farsi vivo nella nostra mente il desiderio di accenderne una.
(Purtroppo so di cosa parlo, ho smesso di fumare innumerevoli volte.)

Questo perché succede?

Probabilmente perché il problema non risiede all’esterno di noi, ma al nostro interno.

Legge di attrazione

Il problema risiede nella nostra mente, o meglio: quel disagio che ci porta a fumare risiede, con tutta probabilità, nella nostra parte inconscia.

E fino a quando non risolvi quello, fino a quando non capisci che tipo di disagio si è venuto a formare con il tempo, portandoti a trovare rifugio in una sigaretta, non potrai mai smettere di fumare per davvero.

Vale un po’ lo stesso discorso per quanto riguarda i nostri pensieri.

Come mai non sentiamo mai nessuno dire:

Forse dovresti cambiare modo di pensare“?

Perché è così difficile dare un consiglio simile?

Perché è così difficile pensare che sia possibile cambiare?
Perché vogliamo a tutti i costi vivere, magari anche nell’infelicità perenne, pensando di non poterci riuscire?

Legge di attrazione

Secondo la Legge di attrazione i pensieri che coltivi ogni giorno ti portano ad essere la persona che sei

Le abitudini sono delle brutte, bruttissime bestie.

Sradicare un’abitudine non è semplice, soprattutto se riguarda il modo in cui siamo stati abituati a pensare e, di conseguenza, agire.

Premessa: la nostra mente sembra nutrire un’attrattiva nei confronti del negativo.
Quanti servizi al telegiornale raccontano una realtà positiva? Ben pochi, come sappiamo.
E quante volte vi è capitato di fermarvi ad assistere ad una litigata per strada? O di tendere il collo per vedere cosa sia successo in quell’incidente d’auto?

Da quanta negatività siamo sempre stati, inevitabilmente, attratti ogni giorno?

Faccio riferimento anche a quelle persone che dicono:

Pensa negativo, così se va male almeno non ti illudi“.

Avete mai conosciuto persone che ragionano così?
Io si, parecchie.
E fino a un anno fa ero una di loro.

Ecco, secondo la Legge di attrazione, di cui parleremo dopo, questo tipo pensiero è nocivo non solo perché è negativo, ma anche perché attrae a te una realtà esattamente speculare ad esso: ossia, una realtà negativa.

Legge di attrazione

Facciamo un esempio pratico: pensare negativo è un po’ come entrare in campo per una partita di tennis con la convinzione che andrai a perdere.

Non vi sembra anche a voi una follia?
Oltre che uno spreco totale di energia e di tempo.

Parlando sinceramente: dopo aver maturato un pensiero simile, voi andreste a giocare la partita?
Non so voi, ma io se penso già di perdere una partita, neanche ci metto piede in campo.
Semplicemente, perché so già che pensando in questo modo perderò.

Avete fatto caso a quante persone sono costantemente focalizzate su pensieri negativi e, di conseguenza, su atteggiamenti negativi verso il mondo, la vita, le cose, le persone, il lavoro…
Il problema è che ognuna di queste persone vuole che anche tu viva male come vivono loro.

Per questo si dice che per stare bene è necessario allontanarsi dalle persone negative.
Perché ti privano di forze, di energia.
Le persone negative hanno un problema per ogni soluzione. 

Ma la soluzione per i loro disagi non puoi essere tu.
Per questo nessuno di noi deve farsi carico dei problemi altrui: ognuno ha i propri da risolvere e li può risolvere solo volendo trovare una soluzione.

Come faccio a saperlo?
Perché, un tempo, io ero esattamente la persona che vi ho descritto qui sopra.
E attraevo esattamente persone negative come me.

Solo che non mi ero ancora imbattuta nei principi della Legge di attrazione, quindi certe cose non potevo ancora saperle.

Legge di attrazione

Pensavo che pensare in maniera negativa mi avrebbe salvato da possibili delusioni.
Fino a quando non mi sono accorta che mi stava letteralmente rovinando sia il presente che il futuro.

E voglio precisare una cosa: quando parlo di “persone negative” non intendo brutte persone.
Nessuno di noi è brutto, bello, bravo o cattivo.
Siamo semplicemente persone.

Una persona può essere negativa per me ma positiva per un’altra.
Esattamente come ogni persona può rappresentare il più bel regalo che la vita possa farvi o il peggiore: dipende tutto da come voi interpretate quella suddetta persona nel vostro percorso.

Tutto dipende dai pensieri che coltiviamo ogni giorno e nutriamo con cura.

Sembra incredibile anche a voi?
All’inizio, per me lo è stato.

Vivere il “qui e ora”: lascia perdere il futuro, non è alla nostra portata

Un’altra interessante fetta di pensieri negativi riguarda quelle persone proiettate perennemente nel futuro.

Avete presente discorsi tipo: “Ma non pensi a quello che potrebbe succedere se…?“, oppure “Ma ti rendi conto di quello che poteva capitarti..?” e ancora: “Non fare questo, perché se lo fai, vedrai che succederà questo/quello/codesto…

Allora.
A parte il fatto che nessuno di noi prevede il futuro.
(Fino ad ora, almeno, non mi è ancora capitato di incontrare indovini certificati.)

Ma, razionalmente, tutto questo pensare e preoccuparsi costantemente per il futuro a che cosa pensate che sia utile?
Che cosa pensate che possa portare di positivo alla vostra vita o a quella di persone che avete attorno?

Ansia, depressione, insonnia.
Poi?
Esaurimento nervoso?

Tutte cose molto positive, insomma.

Legge di attrazione

Perché tutto questo affannarsi, se non sappiamo cosa succederà domani?
Se non sappiamo nemmeno dove saremo, domani?

Probabilmente la risposta risiede nel fatto che siamo dei maniaci del controllo.
Vorremmo avere tutto sotto i nostri comandi.

E non siamo disposti ad accettare una verità che un medico e un infermiere vede tutti i giorni nelle camere di ospedale: noi non abbiamo il controllo sulle cose. 

Non abbiamo il controllo sulla nostra vita.
Possiamo controllare solo i nostri pensieri.
E già è un’azione miracolosa questa.

La realtà che stiamo vivendo tutt’oggi e che abbiamo vissuto per un anno, chiusi in casa, avrebbe dovuto insegnarci esattamente questo: non possiamo vivere proiettati nel futuro.
Il “qui e ora” è l’unico tempo che veramente conta per noi.

Noi dovremmo pensare al nostro presente, è lì che risiede il potere che abbiamo.
Il potere di cambiare le cose.

Nel nostro presente risiede la capacità di modellare il futuro.

Non nel futuro. Il futuro non c’è, ora nella nostra vita e non sappiamo neanche se ci sarà.
E questo continuo e incessante tendere il collo verso un tempo lontano, non farà altro che farci smarrire il presente, questo “qui e ora” che ci riguarda.

Questo modo di vedere e vivere le cose non farà altro che farci annegare nella paura.

“La paura non è reale: l’unico posto in cui può esistere è nel nostro modo di pensare al futuro. È un prodotto della nostra immaginazione che ci fa temere cose che non ci sono nel presente e che forse neanche mai ci saranno. Si tratta quasi di una follia, Kitai; cioè non mi fraintendere: il pericolo è molto reale, ma la paura… la paura è una scelta.”

Dal film: “After Earth”, con Will Smith.

Vivere nella paura.
Annegare nella paura, come in sabbie mobili che ti paralizzano e ti rendono incapace di agire.

Il che è esattamente quello che è sempre accaduto nella mia vita.
Almeno, fino a quando non mi sono imbattuta in questo libro.
Così ho conosciuto la famosa Legge di attrazione.

Legge di attrazione

La Legge di attrazione secondo Mike Dooley

L’arte di far accadere le cose” è un libro che racchiude i principali dogmi della Legge di attrazione.

Questo libro è giunto a me un anno fa, in vista del mio compleanno.
Giunto, sì.

Fu una mia responsabile del lavoro a regalarmelo.
Mi disse: “A me sta aiutando molto a vivere più serenamente. Spero che aiuti anche te.
Assieme al libro c’era un biglietto, scritto da lei. Di questo biglietto ricordo le parole:

“Spero che realizzerai tutti i tuoi sogni”.

Sembra una cosa da prima elementare, direste voi?

Eppure, io ho letto quel libro. E l’ottobre dello stesso anno, in un momento di enorme cambiamento per tutti, ho scritto il mio primo libro.

Coincidenze?
Forse sì, forse no. Vedremo.

Eppure, dopo aver letto “L’arte di far accadere le cose” ed aver mosso i primi passi nel mondo che riguarda la Legge di attrazione, ho smesso di credere più alle coincidenze.

E ho iniziato a capire che tutto accade esattamente per una ragione.

Legge di attrazione
Mike Dooley e la Legge di attrazione, photo credit: Wikipedia

Ma scopriamo qualcosa di più sull’autore di questo meraviglioso libro.

Mike Dooley è uno scrittore statunitense appartenente al movimento filosofico “New Thought“, che persegue il pensiero che tutto ciò che si vuole conquistare sia possibile attrarlo a sé, continuando a credere nel risultato finale.

Dooley è anche uno dei maestri protagonisti di “The secret“, il documentario (poi divenuto libro) di Rhonda Byrne, che parla di questo “segreto”, ovvero racconta come la Legge di attrazione possa influenzare positivamente la nostra vita.

Ma di che cosa parla il libro di Dooley e che cos’è questa Legge di attrazione?

La legge di attrazione: i pensieri diventano cose

“L’abbondanza è un lavoro interiore. Per provocare un cambiamento dovete per prima cosa rivolgervi al vostro interno. Chiarite quello che volete e poi avventuratevi fuori semplicemente nella direzione generica delle vostre passioni. E al momento giusto si farà vivo l’Universo ad afferrare la bacchetta per dirigere l’orchestra.”

Mike Dooley – L’arte di far accadere le cose

La prima volta che ho letto questo libro, mi è stato difficile, da subito, poter credere a quella realtà che vi veniva descritta.

Mi ricordo che sfogliavo le pagine, leggevo sbigottita tutte quelle parole dense di significati profondi e non capivo. Non capivo come tutto questo potesse essere in qualche modo reale.

Nel libro “L’arte di far accadere le coseDooley descrive con una scrittura molto chiara quello che per lui rappresenta l’uomo al centro dell’Universo.
Spesso ripete questa frase:

“I pensieri diventano cose.”

Fa riferimento ad una realtà, la nostra realtà, che ci circonda.
Andando avanti nella lettura, risulta chiaro quanto segue:

Sono i pensieri a creare la nostra realtà.

Quello che Dooley sostiene, anche mediante l’utilizzo di esempi che spesso e volentieri usa affinché si capisca meglio il suo concetto, è molto semplice:

la realtà che ci circonda è generata da noi, o meglio, dal nostro interno. Dai nostri pensieri, dalle nostre emozioni.

Legge di attrazione

L’esterno è come una proiezione del nostro mondo interiore.

E non è stato Dooley il primo a dirlo e nemmeno io.

Una cosa simile l’ha detta anche Carl Gustav Jung, una delle figure più importanti del pensiero psicologico.

Jung si interessò ad un fenomeno già osservato e studiato in antichità, da Platone: la “Sincronicità”.
Secondo Jung la Sincronicità è ciò che lega due eventi che non hanno un rapporto evidente di causa ed effetto.

Avviene, per esempio, quando pensiamo intensamente ad una persona e quella, poco dopo ci chiama al telefono.
Oppure quando abbiamo un impegno di lavoro molto importante e la macchina decide di non voler partire proprio quel giorno.

Quelle che noi chiamiamo "coincidenze", indicandole in senso negativo (sfortuna) o positivo (fortuna) sono, in realtà, eventi che il nostro inconscio evidentemente hanno un significato molto profondo e, di conseguenza... Accadono nella nostra vita. 

Non a caso, ovviamente.

Questo ci riporta all’argomento: i pensieri diventano cose.

Questo significa che se noi, tutti i giorni, nutriamo pensieri negativi, la realtà (e le altre persone) saranno esattamente lo specchio di quei pensieri.
Se, al contrario, ci abituiamo a nutrire pensieri positivi, la realtà non potrà che essere positiva.

Pensate che sia uno scherzo?
Allora soffermiamoci un attimo su questo: vi è mai capitato di avere a che fare con persone che si lamentano sempre della loro realtà, sostenendo che tutte le sfortune del mondo capitano solo a loro?

Credete che sia un caso che persone che si lamentano ricevono sempre motivi per lamentarsi?

Ecco… prendiamo invece ad esempio le persone positive.
Avete mai fatto caso che spesso una persona che vive serenamente e in pace con gli altri viene indicata come “Una persona fortunata, che ha tutto quello che vuole dalla vita”?

Credete che sia un caso che a quella persona vada sempre tutto per il verso giusto?
Pensate che non abbia mai problemi?
O forse… è il modo in cui sceglie di affrontarli che fa la differenza?

Forse, semplicemente, sa scegliere con cura i propri pensieri.
Forse, semplicemente, scegliere di vedere il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto.

Legge di attrazione

Alimentare credenze positive.
E iniziare a credere
Tu attrai esattamente ciò che sei.

Non è semplice accettare questo.
Non è semplice perché significa prendersi un’enorme responsabilità, forse la più grande: quella di capire che la nostra realtà la creiamo noi.

Tu vivi esattamente la realtà che vuoi vivere.
Attrai esattamente le situazioni che vuoi oppure di cui hai bisogno per evolverti.

Il fatto che ci lamentiamo tutti i giorni dicendo a noi stessi che odiamo questa realtà, è semplicemente indice del fatto che non siamo capaci o disposti ad ammettere a noi stessi che questo è ciò che vogliamo davvero: lamentarci.

Per quanto possa sembrare assurdo, ci sono davvero persone che vogliono essere infelici.
Ci sono davvero persone che vogliono vivere male.
Ci sono davvero persone che non sanno apprezzare ed essere grati per quello che hanno.

Ci sono passata anche io, come tanti, credo.

Accettare quanto scritto in questo libro di Dooley, significa accettare di non poter dare più la colpa ad altri dei nostri fallimenti.

Perché non esiste la fortuna o la sfortuna. Non esiste il caso.
Esistiamo noi con la nostra mentalità.
Noi che vogliamo cambiare senza però mai volerlo davvero fare.

Legge di attrazione

Ecco, è questa la sfida che lancia Dooley: cambia il tuo modo di pensare e cambierai la tua realtà!

Io ho accettato la sfida.
Una volta capito che potevo lavorare sui miei pensieri, scartando quelli negativi e alimentando quelli positivi, ci ho provato.

Ho pensato “Che cos’ho da perdere?“.

E posso dire che questo libro mi ha davvero cambiato la vita, in positivo.

Se volete, il libro su Amazon lo potete trovare direttamente da qui.

Qui e ora: 5 principi della Legge di attrazione che migliorano la tua vita

Ma che cosa ci insegna la Legge di attrazione?
Quali sono i dogmi principali e in che modo possono aiutarci a vivere più serenamente con noi stessi?

Legge di attrazione

Vivere il “qui e ora“.

Come avevo già sottolineato all’inizio di questo articolo, la Legge di attrazione teorizza l’importanza di rimanere ancorati al presente, per riuscire a viverlo davvero.

Ed anche molto utile per scrollarsi di dosso paure e credenze limitanti su un futuro che non possiamo conoscere.

I pensieri diventano cose.

Il secondo concetto, uno dei più importanti della Legge di attrazione, a mio avviso, è anche il più liberatorio.

Se accetto il fatto che basta controllare i miei pensieri e imparare a pensare in maniera differente per riuscire a vivere in maniera migliore, allora ho già raggiunto un importante traguardo evolutivo.
Ovviamente, cambiare i propri pensieri da un giorno all’altro non è facile: ci vuole tempo e allenamento.

Attrai quello che sei e sii grato di quello che hai

Noi siamo come calamite per i pensieri, le percezioni e le sensazioni che proviamo.
Questo è il motivo per cui se pensi costantemente cose negative, otterrai una realtà negativa.
Non c’è nessuna magia, nessun incantesimo: è un fatto che possiamo verificare tranquillamente nella vita di tutti i giorni.

Per questo motivo è utile rendersi conto che c’è sempre qualcosa per cui essere grati.
Ed essere grati per qualcosa, anche per il fatto di essere vivi e in salute, può dare un senso alla nostra intera esistenza.

In più, il tuo mondo esterno ti indica quello che tu realmente vuoi.
Anche questo concetto della Legge di attrazione non è così facile da digerire. In pratica, il suo significato è il seguente: sicuramente è possibile che tu razionalmente voglia una suddetta cosa: ma se la realtà ti restituisce un’altra immagine, evidentemente il tuo inconscio non la pensa così.

Chiedi e ti sarà dato.

Questo concetto della Legge di attrazione così semplice e pulito ci consente di interrogarci nel profondo. Di guardarci dentro (che male non fa) e di capire. Prima di tutto, capire cosa veramente vogliamo dalla vita, o da noi stessi, o dagli altri.
Una volta che lo hai capito, chiedi. E poi…

Compi delle azioni quotidiane che ti avvicinino all’obbiettivo.
E credi.

Devi credere in questo meccanismo, devi credere che funzioni.
Alcuni pensano che la Legge di attrazione teorizzi semplicemente un concetto basato sul: pensa a quello che vuoi ottenere, siediti con le mani in mano e aspetta che la magia si compia. Alcuni pensano questo e per questo motivo criticano la Legge di attrazione duramente.

In realtà, la Legge di attrazione non predica incantesimi alla Mago Merlino. Ci insegna semplicemente questo:

pensa a ciò che vuoi, agisci per ottenerlo e, allo stesso tempo, mettici un po’ di fede.

Legge di attrazione

Seguiamo la Legge di attrazione: non esistono tempi migliori o peggiori, esiste solo il tempo che ti dai tu

Non è questione di aspettare che arrivi il tuo momento.
Non si tratta nemmeno di vivere nell’attesa che vengano tempi migliori.

Come abbiamo appena visto, la Legge di attrazione non dice questo.

Io ho vissuto anni proiettandomi nel futuro, in attesa di quel “momento di grande cambiamento” che speravo mi sarebbe piombato direttamente dal cielo.

Ovviamente, non è successo. Non succede mai.

Nessun cambiamento ti piomba tra capo e collo. Sei tu che ti muovi verso il cambiamento.

Perché, come ci suggerisce la Legge di attrazione, tra la realtà che vuoi e quella che hai c’è un ponte: è il ponte delle azioni quotidiane.

Per questo io non credo più che sia questione di “tempo” ma di mentalità. 

In questo momento ci lamentiamo tutti di più.
Abbiamo meno risorse a cui attingere (denaro) e meno valori su cui basarci (onestà, gentilezza, altruismo).

Ci lamentiamo, in continuazione, alimentando in negativo una realtà che è già estremamente negativa.

E giustifichiamo la cosa dicendo “È il momento storico“. 

Ma ci siamo sempre lamentati di non avere nulla anche quando avevamo troppo. 
Sempre alla ricerca di ciò che non avevamo perché incapaci di guardare a tutto il bello che c’era.
Incapaci di essere grati di ogni cosa bella che abbiamo nella nostra vita.

Ognuno di noi ha qualcosa per cui essere grato.

Ci siamo sempre lamentati della realtà che avevamo attorno. 
Ma la realtà non è altro che una proiezione esterna di quello che avviene dentro di noi. 

La nostra realtà, in pratica, siamo noi.

Martina Vaggi

Photo credit: Pixabay e Pexels.
Mondadori store

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Crescita personale

Recruiter e candidati: la mancanza d’empatia e la ricerca del feedback perduto

Chiunque frequenti LinkedIn ha modo di osservare la presenza costante di post tra loro simili o con un leitmotiv abbastanza ricorrente.
Uno di questi riguarda i dibattiti sui recruiter e candidati.

Spesso, infatti, mi capita di osservare post in cui:

  • recruiter si lamentano di candidati e di colloqui
  • candidati si lamentano di non trovare lavoro o di non avere nemmeno un feedback da parte dei recruiter.

L’altro giorno su LinkedIn mi sono imbattuta in un post di una recruiter in cui veniva messo in luce il “conflitto” tra queste due parti.

Recruiter e candidati: vittime e carnefici

Nel contemporaneo panorama di offerta/ricerca di lavoro, lei rilevava come spesso i recruiter venissero etichettati come carnefici e i candidati come vittime.
Lei rilevava anche come questo creasse talvolta degli schieramenti tra le due parti.

A questo proposito, è nata in me una riflessione.

Viviamo in un momento difficile.
Lo sappiamo.

Viviamo in un mondo che si è impoverito di valori umani.
Credo che tutti possiamo essere d’accordo su questo.

Se parliamo di persone, possiamo dire che è difficile trovare onestà?
Possiamo affermare che, in molti settori sia difficile trovare ancora gentilezza? 
Non impossibile. Semplicemente più difficile di prima.

Possiamo essere certi che sia molto più facile trovare frustrazione, rifiuto della realtà.
Modi per lamentarsi e lamentarsi ancora.

Di questo, i social sono sempre stati terreno fertile.

Recruiter e candidati

La ricerca di lavoro e i feedback: recruiter e candidati a confronto

Oggi è difficile trovare lavoro
Non che un tempo fosse facile.

Però oggi la ricerca di lavoro appare essere molto più impegnativa: spesso si dice, infatti, che cercare lavoro sia, a tutti gli effetti, un lavoro.

Il fatto di cercare lavoro e di non trovarlo genera nel candidato già una buona dose di frustrazione, ovviamente.

Ma non solo.
Oggi sappiamo che è anche difficile avere anche solo un feedback, una risposta (anche negativa) ad una propria candidatura di lavoro.

A me è capitato circa un mese fa.
Ho inviato una candidatura e, dopo pochi giorni, ho ricevuto un feedback negativo.
Sono rimasta a tal punto stupita dal fatto di aver ricevuto anche solo un riscontro, che ho risposto alla mail, ringraziando la recruiter di avermi dato il feedback.

In pratica, ho ringraziato per aver ricevuto una risposta negativa.

Rende bene la situazione in cui ci troviamo oggi, credo.

Purtroppo la scusante del “momento difficile” o del “periodo Coronavirus”, in questo caso, non regge: io mandavo molte candidature anche prima di trovare lavoro (anno 2013-15) e anche in quegli anni di feedback se ne ricevevano ben pochi. 
Quindi escluderei il fattore “pandemia” dai motivi per i quali ben pochi di noi ricevono feedback alle proprie candidature.

Ma io non sono una recruiter.
Partiamo da questo.

Recruiter e candidati

E non ho idea di quante candidature possa ricevere un recruiter oggigiorno: immagino moltissime. 
Non è difficile da pensare, no?

La mancanza di feedback

Adesso cerco di guardare la questione da una diversa angolazione.

Da candidata io non ho mai condiviso la mancanza di feedback
Personalmente, credo che una risposta sia sempre doveroso darla.

Non condivido l’atteggiamento di un’azienda che non risponde ad una candidatura, ad una proposta, ad un progetto. 
Ma questa è solo la mia opinione.

Recruiter e candidati

Il punto è questo: io non so se, onestamente, al posto loro sarei in grado di fare meglio. 
Nessuno di noi può saperlo, fino a quando non si ritrova ad essere al posto di una persona (o di un ruolo) che sta giudicando. 

Ora provo a guardare la situazione da un altro punto di vista ancora.

La mancanza di empatia e le sue conseguenze

L’empatia ormai sembra essere una “specie” in via d’estinzione.

Lo possiamo osservare in tutti gli aspetti della vita quotidiana, anche in questa questione recruiter/candidati.

Gli uni non si mettono nei panni degli altri.
Si formano incomprensioni, discussioni sterili.
Si delineano due fazioni, che raccolgono idee contrapposte.

Di solito non è così facile trovare persone disposte a mettersi nei panni dell’altro, anche perché è anche vero che non tutti sono in grado di farlo.
Ma ascoltare e porre domande è l’unico modo per conoscere veramente una persona, un ruolo e creare così un ponte d’accesso per riuscire a vestire i suoi panni.

A questo proposito, mi viene in mente una frase che ho letto giorni fa, di Henry Ford

Il segreto del successo nella vita, se ne esiste uno, risiede nella capacità di comprendere il punto di vista dell’altro  e vedere le cose attraverso i suoi occhi”.

Recruiter e candidati

Imparare a lasciare fluire le situazioni: tra recruiter e candidati di chi è la responsabilità?

C’è poi un’altra questione da considerare, ancora più difficile da realizzare, forse, perché di natura più “spirituale”.

A volte sarebbe necessario lasciar fluire le situazioni e le persone dalla nostra vita.
Sarebbe opportuno fare il proprio percorso, senza imporsi su quello degli altri.
Senza occuparsi minimamente di quello degli altri.

In altre parole: dare senza pretendere.
Senza pretendere che gli altri capiscano o ti restituiscano quello che hai dato.

In altre parole ancora: se mandi un curriculum e non ti viene dato feedback, quello non è un tuo problema.
Nel senso che tu non puoi lavorarci su. Non puoi gestirlo, non puoi risolverlo.

Questo perché il modo in cui tu ti poni è una tua responsabilità.
Le azioni che fai, i gesti che compi.
Il modo in cui gli altri rispondono (o meno) è una loro responsabilità.

Non è tuo (nostro) compito occuparcene.

Il compito di un candidato

Il tuo compito (il mio compito) come candidato è andare avanti nella ricerca di un proprio percorso di crescita. E di lavoro.

Questa è solo la mia opinione, ovviamente.

Recruiter e candidati

Non sto dicendo che è bello non avere una risposta: non lo è.
Come non è bello essere sempre, perennemente, scartati dai recruiter e dal mondo del lavoro.

O sentirsi ogni giorno svalutati.
Niente di tutto questo è bello.

Ma essere sempre incazzati con il mondo è peggio.

Senza contare poi che lamentarsi impegna energia, tempo, bruciore di stomaco, bile…
Non rende una bella immagine, vero?

Tutto questo per dire che: non ha senso intasare i social lamentandosi continuamente.
Non ha senso cercare sempre un colpevole, laddove non c’è.

Ma soprattutto: non ha assolutamente senso alimentare la propria frustrazione.
E ne so qualcosa, purtroppo.
È una via a senso unico che ti porta solo a sprecare le tue risorse.

Perché se del feedback non pervenuto di un recruiter ti liberi spegnendo il computer, della tua rabbia non ti liberi nemmeno quando chiudi gli occhi la sera.

Martina Vaggi

Photo credit: https://pixabay.com

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