Riflessioni

Mi piaci ma mi piaccio di più io

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Da che mondo è mondo, ci siamo abituati ad avere a che fare con una legge che regola l’universo dei rapporti sentimentali femminili: lo stronzo piace. E’ un po’ come quando chiedi consiglio ad un’amica più grande di te su come comportarti con un ragazzo che ti piace e lei, puntualmente, ti ribadisce il mantra: “In amore vince chi fugge“.
E, quindi, siamo alle solite frasi fatte, dette, ingurgitate e risputate di generazione in generazione. Ci siamo sempre sommerse di regole, come: “Non rispondere prima che siano passate 3 ore“, “Non gliela dare prima del quinto appuntamento (o il “via libera” era fissato al terzo?), “Sii sempre fredda e non mostrare mai alcun sentimento“. Dunque, ci lasciamo sommergere da questa marea di stronzate che a volte funzionano davvero, a volte invece no. E come mai?
Forse perché, nella fretta di categorizzare tutto manco fossimo degli Hashtag viventi, non ci siamo rese conto che esistono ancora persone non categorizzabili. Ma, soprattutto, esistono cose non categorizzabili. Sono quelle cose che non potranno mai essere viste come calcoli matematici con un risultato ben preciso: i sentimenti.
Ma se queste affermazioni valgono come verità, come mai non ci decidiamo mai di passare nei fatti dal famoso “In amor vince chi fugge” a “Ama quel cuore che per te si strugge?
Potremmo benissimo farlo. E potremmo farlo quando vogliamo noi. Per esempio potremmo iniziare a farlo nel fatidico giorno in cui inizieremo a decidere che non abbiamo più voglia di farci del male.
Perché, semplicemente, se è vero che gli stronzi piacciono sempre, è anche vero che prima o poi passano di moda.
Lo stronzo ti può piacere quando non sei ancora uscita dall’età della stupidera, diciamo tra quei 20 e 30 anni in cui ancora ti concedi di fare tutte le stronzate che vuoi. Quando ancora vaghi in quel limbo, quella terra di mezzo in cui tutte abbiamo camminato a lungo alla ricerca dell’uomo del mistero, maestro nel saperti dare e togliere allo stesso tempo.
Ma quando esci da quel vasto territorio e inizi ad avvicinarti a quei pericolosi anni di vita dove molti tuoi coetanei si sposano e fanno figli come se non ci fosse un domani, mentre tu sei ancora lì che non sai cucinarti un uovo sodo, beh, l’idea di avere a che fare con un uomo che non solo orienterà le tue giornate verso lunghe e noiose seghe mentali, ma porterà anche il tuo fegato ad un suicidio assistito, finalmente ti passa. Perché, scherzi a parte, nessuno, quando sarà il momento di scegliere con chi sistemarsi, vorrà lo stronzo di turno che oggi c’è e domani non si sa. Quello va bene quando devi farti le ossa, quando sei tu la prima ad avere ancora voglia di rischiare e sperimentare.
Forse tutte noi siamo passate per quella fase della nostra vita dove abbiamo intenzionalmente voluto indossare i panni della crocerossina di turno, pronta a sacrificare se stessa per salvare un uomo socialmente instabile e psicolabile (o perché ha avuto una vita difficile o perché la vita difficile ha intenzione di farla fare a te). Tutte noi ci siamo fisicamente e mentalmente impegnate nel voler a tutti i costi salvare quei bimbi sperduti e redimerli.
Ma sapete qual è la cosa bella del “periodo da crocerossina”?
Che, prima o poi, passa, grazie a Dio. O grazie a Cupido, che per una volta ha deciso di puntare il suo stramaledetto arco da un’altra parte.
Prima o poi tutte noi ci togliamo quel camice e lo rinchiudiamo nell’armadio, in un cassetto talmente nascosto che neanche volendo saremmo in grado di ritrovarlo.
Tenendo anche conto del fatto che quel camice c’è chi lo indossa giò per mestiere: noi no. O, almeno, non tutte noi. Perché avere a che fare con un uomo non può di certo essere un lavoro, no?
Ed è qui che l’atteggiamento “Sarà anche vero che mi piaci, ma mi piaccio di più io” inizia a prendere piede. Esattamente nello stesso momento in cui decidi che lo stesso rispetto che hai portato ad altri (e non hai ricevuto in cambio) ora hai voglia di portarlo solo a te stessa.
E’ una ragionamento da egoista? Sicuramente.
E’ una ragionamento di chi non è in grado di accontentarsi? Vero anche questo.
E quindi?
Non è anche vero che ognuno di noi ha la propria vita a cui pensare e il proprio benessere da salvaguardare?
E se dobbiamo davvero mettere il nostro tempo, sentimento e fegato in gioco, non è forse meglio rischiarlo per qualcuno che dimostra, ogni giorno, di tenere veramente a noi?
Non so quand’è che ho iniziato a ragionare così. Ho sempre criticato chi non rischia, chi non prova, chi non cerca di guardare oltre e scoprire fino in fondo cosa c’è o ci può essere. Anche a costo di farmi del male.
Poi però mi è successo di guardare indietro e di valutare scelte e atteggiamenti avuti con quei pochi esemplari che mi sono capitati a tiro. E tra queste scelte, quella di star dietro ad un uomo sapete dove mi ha portato? Ad essere sola. O ad essere presa per il culo, che è decisamente peggio.
Avete mai visto donne stronze e altezzose rimanere sole? Io no. E non parlo solo di quelle che sono per natura volutamente stronze: parlo anche e soprattutto di quelle che vanno per la propria strada. Si fanno la loro vita, amando gli uomini che ritengono meritevoli e calpestando quelli che non lo sono. Se ci fate caso, queste donne possono essere l’esemplare più criticato dagli uomini: quegli stessi uomini che poi le inseguono. Gli stessi uomini un tempo stronzi, diventati improvvisamente teneri cagnolini con orecchie basse e coda tra le gambe alla sola idea di non essere portati a spasso.
Devo aggiungere altro?

Martina Vaggi