Riflessioni

C’è del bianco tra i miei ricordi

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Dicembre è sempre stato il mio mese preferito.
Fin da quando ero più piccola, niente al mondo per me batteva il momento del Natale. Il mese del Natale come io lo ricordo, come momento di condivisione, un riunirsi tutti assieme in un giorno felice.
Dicembre è il mese delle lucine colorate, dell’albero verde messo al centro della sala e addobbato. Ho sempre adorato fare l’albero di natale.
Dicembre è il mese dei compleanni, delle cene, il mese in cui tutto il mondo si ferma per un secondo di fronte ai regali sotto l’albero, le persone felici all’interno dei negozi, il tempo che rallenta quando cade un fiocco di neve e poi un altro e poi un altro e tutto il paesaggio diventa bianco.
Anche tra i miei ricordi ora c’è del bianco. Non c’è traccia di neve per terra, ma tra i miei ricordi è tutto bianco.
Questo sarà il secondo Natale che non passeremo tutti assieme.
Tante cose nel frattempo sono cambiate.
Dicembre ora è il mese delle spese, dei problemi che diventano insormontabili e della profonda nostalgia verso un futuro che sogno come migliore del presente.
Le persone all’interno dei negozi non mi sembrano più felici ma ancora più incazzati di quanto non lo siano tutti i giorni, imbottiti nel traffico che segna l’inizio del via vai per la corsa ai regali, gli spintoni all’interno dei negozi, la fretta lungo le vie affollate.
Dicembre è il mese in cui al telegiornale senti di qualcuno che si è buttato giù dal terzo piano perché non aveva più nessuno accanto.
Credo che ci si debba sentire così, a Natale, quando hai perso tutto.
Forse esistono due tipi di Natale per due tipi di persone: quelle che hanno ancora qualcuno con cui festeggiarlo, come una vera famiglia riunita in festa, e quelli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi se non un passato pieno di ricordi.
Natale ora è il giorno dell’assenza.
Il giorno in cui mio papà corre in ospedale alla vigilia per stare vicino a mio zio, il giorno dei parenti sentiti per telefono, a distanza, quella distanza che non riesce a colmare un vuoto che c’è.
Domani sarà Natale e tutto ciò che conta per me, se Dio vuole, sarà seduto attorno a quel tavolo che mia mamma ha già apparecchiato.
Non posso dire di avere la vita che avevo progettato, a stento a volte mi sembra perfino di vivere, ma posso dire che sto facendo del mio meglio per cercare di adattare la mia mente a quello che accadrà e che già sto vivendo.
Forse arriva per tutti un momento in cui bisogna lasciare da parte la vita che abbiamo voluto, preteso con tanta ingordigia, senza neanche sapere se veramente era quello che meritavamo, e fare un po’ di posto alla vita che ci è stata destinata.
Tutto qui. Non ci sono giri di valzer, nessuna sviolinata di circostanza sul vero senso del Natale.
C’è solo assenza che si può toccare con mano e quel dolore che fa crescere, che ti spinge a guardare più avanti.
Non so quand’è successo che sono cresciuta, ma è accaduto all’improvviso.
E ora so che da certe consapevolezze non si torna più indietro.

Martina Vaggi