Natale.
Una festa che ho sempre adorato, sopratutto se contornata da candida neve bianca che purifica il paesaggio circostante, donandogli un’aura angelica ed eterna.
Siamo quasi a Natale e si avvicina il momento dei pranzi in famiglia, dei regali, dei momenti di calma e tranquillità trascorsi assieme alle persone che non sempre hai occasione di vedere durante l’anno.
A Natale è tradizione fare l’albero e quel presepe, quest’anno così tanto criticato: giusto per dare al mondo un’ulteriore idea del degrado al quale l’Italia è arrivata.
Negli ultimi anni a casa mia sono stata io l’addetta all’addobbo dell’albero di Natale, e anche quest’anno ho rispettato questa tradizione, anche se in maniera diversa.
Quello di quest’anno è stato solo un veloce addobbo, svolto in un tempo ristretto e rubato a cose e momenti che stanno assumendo sempre più importanza nel mio tempo quotidiano.
Un albero di Natale addobbato di corsa, come di corsa sto svolgendo tutto ciò che riguarda la mia vita: Università, collaborazioni lavorative, rapporti umani, e, infine, il tennis.
Così come va di corsa una persona che percepisce la necessità di doversi allenare per tenere il passo di una vita, e di un futuro, del quale non si sente all’altezza.
Ho sempre adorato il Natale, ma quest’anno non riesco a percepirlo in nessun altro modo se non con una lieve punta di malinconia.
Martina Vaggi